La Spiritualità
dei Padri Rogazionisti e delle Figlie del Divino Zelo
L’obbedienza per vocazione al comando di Gesù di pregare per gli operatori del Regno dei Cieli in ogni tempo e in ogni luogo, è sorgente di gioia e di speranza per ogni membro delle nostre Congregazioni, perché in esso è contenuto “un mistero di salvezza” per l’umanità. Un mistero tenuto nascosto per secoli e rivelato da Gesù a sant’Annibale Maria Di Francia. Tale carisma accolto con trepidazione e devozione dal giovane Annibale Maria e da lui affidato alle nostre due Congregazioni, è il dono che ci caratterizza nella Chiesa come Padri Rogazionisti e Figlie del Divino Zelo ed esige in noi un fervente spirito di preghiera e di carità nello spirito del Rogate di Cristo. Questo spirito rogazionista ci radica fondamentalmente in una visione vocazionale della vita in Cristo, in comunione con tutte le altre espressioni di consacrazione nella Chiesa universale.
Alla luce di questo mistero, ogni rogazionista ed ogni figlia del Divino esprime la propria consacrazione a Dio nella Chiesa nello spirito dell’ ut mittat, ossia in adempimento dello zelo di Gesù per la salvezza delle anime. Di conseguenza, la preghiera e la pastorale vocazionale anima e motiva la nostra consacrazione religiosa, al punto da emettere un quarto voto specifico ed unico nella Chiesa: il voto di pregare ed offrire ogni nostra azione a Dio Padre, nello Spirito Santo, affinché attraverso il Vangelo di Gesù possano sorgere nella società del nostro tempo dei leaders carismatici, capaci di promuovere il Regno di Dio nel proprio contesto sociale ed ecclesiale.
Come ogni preghiera evangelica, così anche la preghiera rogazionista dell’ut mittat necessità di un terreno particolarmente profondo e ricco di acqua. Questo terreno particolarmente fertile è dato dalla Comunità degli uomini di buona volontà. Ma le risorse d’acqua necessarie allo sviluppo del seme rogazionista sono rappresentate dalla vita di comunione dei vari membri della Comunità ecclesiale, a prescindere dalla loro specifica forma di consacrazione per il Regno dei Cieli: sacerdotale, religiosa o laicale.
La condivisione dell’unico carisma rafforza l’unità delle nostre comunità che divengono così portatrici nella Chiesa dello stesso dono dello Spirito. Il dono accolto e vissuto del “Rogate” ci introduce nella comprensione degli interessi e delle pene intime del Cuore di Gesù, che ha dato se stesso per l’umanità sino alla morte e alla morte di croce.
In questa prospettiva di dono di se a servizio dell’uomo il mistero del Rogate di Cristo attrae il nostro essere ed indirizza il nostro esserci, in una fedeltà dinamica alla propria vocazione, in un continuo processo di reinterpretazione comunitaria del carisma, secondo la tradizione della Congregazione, in risposta alle emergenze dei tempi e dei luoghi nei quali ogni Comunità si incarna.
Per prolungare nel tempo la compassione di Cristo per le folle stanche e sfinite come gregge senza pastore il rogazionista e la figlia del divino zelo si pone nei confronti del prossimo in un atteggiamento di servizio innanzitutto con la preghiera. La preghiera rogazionista non è fuga dalla realtà sociale ma occasione per affermare che l’unico Signore e Salvatore dell’uomo è Gesù, il Figlio del Dio vivente. Al contempo, la preghiera qualifica la nostra attività pastorale come iniziativa divina e non come presunzione umana.
Dalla preghiera al Padrone della messe scaturisce la tensione caritatevole per ogni persona stanca e sfinita che il Signore ci mette accanto. La preghiera liturgica e comunitaria rivela alla nostra coscienza il valore fondamentale di ogni vita umana, preziosa agli occhi del Signore che per essa ha dato la vita, e con essa si è identificato, come ha detto: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40).
In ciò si realizza quello che il nostro fondatore, sant’Annibale Maria, ha vissuto e insegnato ai suoi figli e figlie nella vita religiosa: “Le Figlie del Divino Zelo … hanno un fine tutto speciale, cioè penetrare nel Costato SS.mo di Gesù, vivere dentro quel Divino Cuore, sentirvi l’amore, sposarne tutti gli interessi, compatirne tutte le pene, parteciparne il sacrificio, consolare quel Divino Cuore con la propria santificazione e con l’acquistargli anime, specialmente con l’ubbidire a quel Divino Comando uscito dal divino zelo del Cuore di Gesù quando disse: ‘La messe è molta, ma gli operai sono pochi, pregate dunque il padrone della Messe che mandi operai nella sua messe’. Tutto ciò faranno con gli esercizi di Marta e di Maria, cioè della vita interiore e della vita attiva”.
Il luogo teologico e liturgico in cui si realizza l’incontro con il Cuore di Cristo è l’Eucarestia. In essa Gesù si rivela come il Divino Rogazionista che pieno d’amore per la messe abbandonata offre la sua vita a Dio Padre, ci unisce nella sua offerta per impetrare il dono dei buoni operai e ci fa diventare, come Lui, pane spezzato per la fame dell’umanità.
La celebrazione eucaristica costituisce dunque il centro della vita quotidiana dei rogazionisti e delle figlie del Divino Zelo e la sorgente d’acqua viva per la vita spirituale della Comunità. Da essa ha inizio e termine ogni azione pastorale della Comunità.
Per volontà di padre Annibale Maria, modello di ogni rogazionista e di ogni figlia del divino zelo è Maria Immacolata, la quale ha accolto, custodito e meditato ogni parola di Gesù, e dunque anche il comando della preghiera per le vocazioni. Allo stesso modo, ogni rogazionista e ogni figlia del divino zelo sviluppa la sua vita spirituale in Comunità mediante l’accoglienza e la meditazione del Vangelo, e l’esercizio dei voti religiosi in comunione con tutti gli altri membri della Comunità.
La vita comunitaria è pertanto lo strumento privilegiato per vivere come santi e immacolati, sull’esempio della santa famiglia di Nazareth. Nessuna azione pastorale potrà essere salvifica se non ci si dedica con zelo alla vita di comunione in Comunità, poiché il soggetto dell’azione pastorale della Congregazione non è il singolo confratello o consorella ma la Comunità. La vita comunitaria, per sua natura realizza ed esprime il mistero pasquale del Cristo, il quale alla Comunità apostolica si è dedicato e per essa si è immolato, affinché tutti e ciascuno potessero fare esperienza della vita di grazia in abbondanza.
La relazione fraterna in Comunità, per i sacerdoti rogazionisti e le figlie del divino zelo, o in famiglia, per i laici e le laiche che seguono la spiritualità del “Rogate”, realizza la nostra comunione con Gesù crocifisso. Al contempo, il dono di sé nell’attività apostolica della Comunità infonde nell’animo del rogazionista e della figlia del divino zelo la gioia della vita nuova, inaugurata dal Cristo risorto.
Preghiera liturgica, vita fraterna in Comunità e attività apostolica sono i tre strumenti attraverso i quali i Rogazionisti e le Figlie del Divino Zelo realizzano la loro fedeltà al rogate di Cristo, e contribuiscono alla promozione umana e spirituale dei piccoli e dei poveri.